Chi conosce Rosa Parks? Magari il nome non dirà niente ma forse se si racconta la storia a cui ha preso parte, a molti verrà in mente.
Nel 1955 nell’America ancora razzista e segregazionista, Rosa Parks, prese l’autobus per tornare a casa dopo una giornata di lavoro. Gli autobus a quell’epoca erano divisi in due parti, una per i neri e una per i bianchi. Poiché la parte riservata ai neri era piena, scelse un posto nella sezione riservata ai bianchi, che in quel momento era libero. Quando, ad una fermata successiva, salirono altri bianchi, questi ultimi protestarono con l’autista in quanto non c’era più posto e pretendevano che la Parks si alzasse per lasciare il posto a uno di loro. La Parks si rifiutò e, dopo che fu chiamata la Polizia, fu arrestata, per violazione della legge cittadina sulla segregazione. Cominciò allora un boicottaggio dei mezzi pubblici da parte degli afroamericani che durò 381 giorni fino a che la legge non fu abrogata. Nel 1956 la Corte Suprema degli Stati Uniti, decidendo sul caso Parks, dichiarò incostituzionale la legge sulla segregazione razziale.
In questi giorni sembra di essere tornati indietro di più di 50 anni, a quell’epoca in America, o, peggio, ai tempi delle leggi razziali in Italia, quando in alcuni esercizi pubblici era affisso un avviso nel quale c’era scritto “vietato l’ingresso ai cani e agli ebrei”.
Questo viaggio nel tempo è riuscito a farmelo fare un elemento come Matteo Salvini, attuale consigliere della Lega Nord al comune di Milano. Non so se ce l’avete presente: quando parla sembra che abbia la voce impostata da macho.
Cosa ha fatto il Salvini? Ha proposto di riservare dei vagoni sulla metro di Milano ai milanesi, poi una compagna di partito, una certa Raffaella Piccinni è andata anche più in là, come se la proposta del Salvini non fosse abbastanza chiara: “Bisognerebbe riservare dei vagoni agli extracomunitari”. E Berlusconi che fa? Minimizza, è solo una battuta (magari lui è abituato alle sue grandiosi battute), e come al solito chi alza la voce contro queste derive razziste è il presidente della Camera, Fini.
È una vergogna! Come possono esistere tali elementi all’interno di un consiglio comunale, o addirittura in Parlamento? Come è possibile che un Paese che ha avuto milioni di emigranti possa aver scelto di essere rappresentato da tali elementi. Fino a quando continueremo a tollerare questa xenofobia che aumenta sempre più? Dovremo per caso rivedere le stelle di triste memoria da cucire sulle giacche, per cominciare a capire che abbiamo raggiunto il limite?
Piccola nota a margine: chissà gli svizzeri o gli americani in che posto dovrebbero sedersi? Ma forse per loro sarebbe solo un contrappasso, viste quante ne hanno fatte passare ai nostri emigrati…