Riflessioni sugli sbarchi di immigrati

Avere avuto la possibilità di lavorare in prima linea (di solito lavoro in seconda-terza linea) dell’immigrazione, in questi giorni, mi ha spinto a riflettere un po’ di più sulla situazione che stiamo vivendo in questo periodo. Se avrete la pazienza di seguirmi fino alla fine, forse potrete imparare qualcosa in più sul tema (se già non la sapete), o anche aiutare me a capire meglio e magari a darmi un’opinione o un suggerimento sul mio ragionamento in merito.

Durante il mio primo sbarco in diretta, ho visto scendere, dalla nave guardia costiera, prima i malridotti e le donne incinte, poi le madri coi bambini, poi quelli “normali” ed infine quelli con malattie trasmissibili a contatto (tra cui donne e bambini). C’erano mamme con dei bambinetti in braccio, ai quali veniva regalato un piccolo peluche, o un piccolo giocattolo per tranquillizzarlo; e già allora mi sono domandato, ma chi si porterebbe dietro un cucciolo del genere attraverso un deserto e poi un mare? Un italiano? Ve l’immaginate una mamma che esce a passeggio con il bebé in questi giorni? In genere, in Italia, se c’è una nuvola o un grado di troppo (di caldo o di freddo), non ci si azzarda ad uscire, né si vedono asili infantili che con temperature rigide fanno giocare i bambini all’aperto (non vogliono certo rischiare qualche denunzia dai genitori). Questo grazie anche al nostro clima che non ci priva certo di belle giornate. In Russia, ad esempio, è possibile vedere bambini giocare all’aperto con 10 gradi sotto zero (altrimenti dovrebbero restare al chiuso per diversi mesi).

Bene, queste mamme, invece, hanno intrapreso questo viaggio portando con sé i loro bambini. Li amano meno delle mamme italiane? Non penso. Anzi forse potrebbero amarli di più per rischiare tutto per dar loro un futuro migliore, anche se non sanno che molto probabilmente cadranno dalla padella alla brace.
Insomma, noi, eccoci qua, ad imprecare contro questi mangiapane a tradimento che vogliono venire a star meglio qui in Europa, e pensiamo di essere pronti a dare la soluzione che potrebbe risolvere il problema: ritiriamo le navi fino alle nostre acque e lasciamo che i barconi affondino, poi si spargerà la voce e non verranno più su.

Un ragionamento del genere lo si potrebbe accettare da gente della strada come noi, ma non certo da un parlamentare europeo, che conosciamo bene, e che si vanta di poter risolvere il problema di questa immigrazione,sicuramente facendo affondare qualche barcone in più.

C’è una Convenzione internazionale, firmata anche dall’Italia che dice che “il comandante di una nave ha l’obbligo di prestare soccorso a chiunque sia trovato in mare in pericolo di vita ed è, altresì, tenuto a procedere- con tutta rapidità- all’assistenza di persone in pericolo in mare, di cui abbia avuto informazione”. E quindi anche a voler ritirarsi dalle acque libiche, non faremmo altro che far affondare qualche barcone in più, senza contare che se non ci fossero le nostre navi ce ne sarebbero molte altre, che potrebbero intervenire e che quindi non cambierebbe di molto la situazione.
Vedere per credere: http://www.marinetraffic.com/ais/it/default.aspx

Bambino bianco e bambino nero
Il piccolo Charlie e un anonimo piccolo africano

Su quelle barche ci sono anche dei bambini come quello della foto qui sopra.

Ora io mi chiedo e pongo a voi il quesito. Che differenza c’è tra i due nella foto? Il signor Salvini e molti suoi seguaci si indignano che diverse corti di giustizia abbiano deciso che non c’era più niente da fare, dopo che fior fiore di medici avevano giudicato inutili e dolorose le ulteriori cure. Tra l’altro il Salvini, parlamentare europeo, pagato da noi, se la prende con l’Unione Europea per un giudizio dato dalla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, non sapendo che l’UE non c’entra niente con questa Corte che è un organo internazionale del Consiglio d’Europa (a cui aderiscono 47 stati europei), dimostrando di essere lì senza nemmeno conoscere gli organi dell’Unione Europea…

Quindi, stavo chiedendo, che differenza c’è tra i due bambini?

Per il primo si sono raccolti un milione e 400.000 euro, erano pronti a mandare aerei dall’Italia, dagli Stati Uniti, spendendo centinaia di migliaia di euro, Salvini e compagnia bella giù a indignarsi per questa Europa che non ha pietà per quel bel bambino (ormai, a come dicevano i medici, con il cervello già troppo leso, per poterlo salvare).

Per il secondo: saremmo pronti a non mandare più navi a salvarli, così si spargerebbe la voce e cesserebbero di venire. Non importa se a bordo ci sono anche dei bambini… è colpa dei genitori che non dovevano portarli con sé e che potevano restarsene laggiù in pace…

Ma cos’è che differenzia così tanto i nostri comportamenti di fronte a due esseri che il destino ha voluto che uno nascesse nel nord e l’altro nel sud del mondo? Forse sarà il colore della pelle? O sarà che ormai ne muoiono tanti, nel sud, e non ci fa più effetto, salvo poi alzare gli scudi nel momento in cui uno sventurato di pelle bianca, appare in televisione, perché è giunta l’ora di staccare la spina ad un’esistenza ormai senza senso (fatte salve in ogni caso le ragioni dei genitori).

Un’altra soluzione che dà, il nostro futuro statista, è quella di andare in Libia e distruggere i barconi (vuoti, si intende! Come lui specifica su FB). In pratica il grande statista vorrebbe dichiarare guerra alla Libia, dimentico che la situazione attuale in Libia è estremamente precaria e che sebbene siamo riusciti a fare un accordo con uno dei due contendenti, corriamo un rischio abbastanza alto se diamo credito alle minacce dell’altro (Haftar). E questo solo per dar manforte alla Guardia Costiera libica nelle loro acque. Vi immaginate se facessimo delle azioni di guerra sul loro territorio? Ma tanto lui non fa il militare, e qualche caduto in più o in meno, cosa significherebbe di fronte alla purezza della nostra stirpe e delle nostre tradizioni…

Oppure tuona, con un po’ più di buon senso: bisogna far entrare solo i rifugiati politici o quelli che fuggono da guerre e non i migranti economici, che fuggono dalla povertà. E tutti a dire: “Bravo! Così si parla! Non possiamo farli entrare tutti! Basta il buonismo!”

Salvo poi chiedergli: ma come si fa a capire chi è migrante economico e rifugiato politico, se non ci si parla? Dalla faccia non si dovrebbe capire, anche se per lui, probabilmente, in genere chi ce l’ha più scura, sicuramente è un migrante economico.

In realtà per capire che tipo di migrante uno è, ci sono le commissioni di asilo politico che se li sentono uno ad uno e poi decidono chi ha diritto o meno alla protezione che, per chi non lo sapesse, esiste di due tipi: quella che dà protezione a chi è perseguitato per motivi politici, di razza o di religione e quella che dà protezione a chi ha problemi di altro tipo: ad esempio chi perseguitato per motivi diversi da quelli citati , o condannato a morte, o è in pericolo di vita per ragioni che non sono politiche, come ad esempio una guerra, ecc.

Esaminate le ragioni dello straniero la commissione decide se accordargli o no la protezione.

Con la mole di lavoro attuale in genere le commissioni, che sono state aumentate di numero, ci mettono alcuni mesi ad audire ciascuno straniero e solo dopo questi mesi, se (non) sono stati riconosciuti rifugiati, viene a cessare l’ospitalità nelle strutture da tutti conosciute, in tutta Italia.

A quel punto a chi non viene riconosciuto l’asilo e deve essere rimpatriato, come si fa?
Salvini risponderebbe: si mette su un aereo e lo si riaccompagna a casa. E tutti a dire: “Vero! Diciamo pane al pane e vino al vino, bravo!”

Purtroppo anche in questo caso non è semplice come pensa lui. Possiamo mettere tutti gli stranieri che vogliamo su un aereo, ma se non abbiamo un documento che prova che si tratta di cittadini di quella nazionalità, l’aereo, non appena atterrato sarebbe rifatto decollare con tutto il carico: “Chi ti dice che sono miei connazionali?” risponderebbero in quell’aeroporto. Non è che stiamo rimandando indietro cervelloni in fuga e che loro avrebbero tutto l’interesse a far tornare. Si tratta di poveri cristi normali che se ne partono senza passaporto (non hanno problemi al check in aeroporto) e quindi…
Un po’ sconfortante vero? Ma chi semplifica e vuole dare ad intendere di avere la soluzione a portata di mano è solo un demagogo che dice le cose che volete sentir dire. “Io ho la soluzione!” salvo poi ragionarci un po’ sopra, dopo aver conosciuto com’è veramente la situazione e dover rimangiarsi quanto detto.

E allora, quale potrebbe essere la soluzione? A breve termine non la conosco. Sicuramente aspettare che tutti gli africani affondino nel Mediterraneo, non mi sembra una delle soluzioni migliori ed etiche. Ma io non sono religioso, e magari molti che si professano cristiani e che difendono a spada tratta il crocifisso nelle scuole opterebbero tuttavia per questa soluzione.

Una soluzione ce l’avrei ma non a breve termine: aiuti economici, investimenti in loco (non nel senso di far circolare soldi in una banca Tanzaniana, o procurarsi una laurea in una università albanese), cessazione di vendita di armi agli Stati non riconosciuti democratici e incentivi a quelli democratici.
Un palliativo che a poco a poco potrebbe diventare una soluzione più duratura potrebbe essere quella del ministro Minniti (già esperto di immigrazione prima di assumerne il dicastero) che dimostra di conoscere i problemi fondamentali: accordi con gli stati da cui provengono gli stranieri, affinché agevolino l’identificazione e il rimpatrio, accordi con la Libia per i pattugliamenti delle coste, accordi con le tribù libiche dell’interno (senza il cui consenso sarebbe più difficile fermare il flusso terrestre), aumento delle commissioni per l’asilo, tribunali specializzati sul tema (spesso i tribunali accolgono ricorsi per asili rifiutati dalle commissioni non conoscendo a fondo le situazioni degli stati da cui provengono). Ma non illudiamoci. Se per assurdo potessimo rimpatriare tutti gli stranieri illegalmente soggiornanti, altro che il ponte aereo per Berlino del 1948… per non parlare poi dei costi.

Ma soprattutto non dobbiamo dimenticarci che fino agli anni ‘60 l’Africa era pressoché completamente dominio degli europei che l’hanno sfruttata in lungo e largo (vedere la mappa qui sotto)

Africa nel 1939
Africa nel 1939 (Fonte Wikipedia)

E che continuano a sfruttarla (eloquente una puntata di Report che parlava del petrolio nigeriano sfruttato dalle compagnie petrolifere, anche italiane, che avevano inquinato i fiumi intorno ai pozzi.


[Questo era un servizio di Report sul delta del Niger e sull’ENI che sfruttava il territorio son i suoi pozzi petroliferi. I primi video su questo servizio sono spariti da youtube ed è rimasto questo che, a quanto pare, dopo un po’ di tempo, è stato “silenziato” con una violazione di copyright… mah!? la cosa mi sembra un po’ strana. Purtroppo su Raiplay i Report passati cominciano dal 2012]

Ed ora nel momento in cui questi vogliono ripagarsi per lo sfruttamento patito venendo da noi, diciamo: “No, no, rimanete dove eravate”. Troppo comodo! Non mi sembra questo l’approccio più giusto, come non mi sembra giusto che solo l’Italia si debba far carico del “mea culpa” accettandoli tutti.

Lo sconforto che ho mi viene dall’indifferenza degli altri Paesi Europei che non sentono il problema in quanto non interessati direttamente. E se da una parte c’è Macron che sarebbe disposto ad accettare stranieri che hanno diritto all’asilo politico, ma non quelli economici (magari dovrebbe spiegarci come respingerli senza documenti), dall’altra ci sono i paesi dell’Europa Orientale che non vogliono accettare neanche i rifugiati (che per inciso sarebbero veramente una minima parte) dimenticando che una volta, meno di 30 anni fa, erano loro quelli che spesso fuggivano in Occidente chiedendo asilo politico.

In ogni caso, per quanto mi riguarda, io preferisco vivere in uno Stato solidale che salva le vite, piuttosto che in uno che costruisce muri ed è animato da odio, e prende a calci chi ha avuto meno fortuna nella sua esistenza. Un giorno potrei capitare anche io in mezzo a questi ultimi.

Meridionali, siete avvisati: quando non ci saranno più gli stranieri, come ultimi, quelli del nord (alcuni, almeno), torneranno a rivolgersi di nuovo a voi…

Se sei riuscito a leggere fino alla fine, spero che che qualche piccola riflessione almeno l’abbia fatta scaturire. Non ho molte speranze di averti fatto cambiare idea, ma almeno quando moriranno i prossimi 100 migranti, spero che almeno non dirai “100 in meno…”

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