Lettere col circonflesso in esperanto

Cercate il file Xmodmap (attenzione alla maiuscola iniziale) con locate oppure find.

Nella mia distribuzione (Mandriva) il percorso è

/etc/X11/Xmodmap

Copiatelo nella vostra directory home:

[nomeutente@localhost ~]$ cp /etc/X11/Xmodmap /home/vostronomeutente/.Xmodmap

(oppure se già siete nella directory home basta: cp /etc/X11/Xmodmap .Xmodmap). Potete anche copiarlo in modalità grafica con Konqueror. Il puntino prima del nome serve per renderlo un file nascosto.

Se non avete nella vostra distribuzione tale file, potete crearlo con un editor (anzi a volte potrebbe essere anche meglio crearlo) inserendoci il keycode, che avrete estratto, seguendo le istruzioni che seguono.

Aprite .Xmodmap con un programma editor di testo, ad esempio kwrite.
Vedrete qeuste righe:

——————-
!
! This is the "Xmodmap" file for Standard Keyboards with Windows keys.
!
! If you want to have other keymappings for special X-Terminals, just
! create a "Xmodmap.${DISPLAY}" file with the according changes.
!

keycode 22 = BackSpace
keycode 115 = F13
keycode 117 = Menu

——————
Tutto ciò che è scritto dopo i punti esclamativi non vi interessa.

Alla lista dei 3 keycode (la configurazione dei tasti che servono per ritornare indietro, per creare f13, e per vedere il Menu) dovrete aggiungere il tasto "morto" (=un tasto che non fa muovere il cursore, se non accompagnato da altro tasto) che servirà a far creare il circonflesso sopra le lettere. Ci sono diverse scelte, ad esempio AltGr (a destra della barra spaziatrice), oppure il tasto con il simbolo "Windows" a destra di AltGr. Se usate il tasto AlGr rischiate di perdere qualche lettera che veniva creata con questo tasto, ad esempio ¢ ß ŋ, mentre se usate il tasto "Windows" non perderete nulla visto che se siete su Linux non usate Windows.

Ora dovete capire qual è il codice di detto tasto.

Se non lo avete, scaricate il programma xev. Per vedere se lo avete, aprite una console e digitate:

[nomeutente@localhost ~]$ which xev

Se esce questa risposta: /usr/bin/xev (magari con diverse directory), allora l'avete installato, altrimenti scaricatelo con il vostro gestore di installazione programmi.

Una volta scaricato, aprite la console e lanciatelo:

[nomeutente@localhost ~]$ xev

Si tratta di un mappatore dei tasti. QUindi nel momento che lo lanciate appaiono diverse scritte in console e ogni volta che premete un tasto, ne appaiono di nuove con le informazioni relative a quel tasto che avete premuto. Nel nostro caso vi dovrebbe apparire
———————

KeyPress event, serial 28, synthetic NO, window 0x1c00001,
root 0x57, subw 0x0, time 3002228, (-3,771), root:(0,799),
state 0x0, keycode 116 (keysym 0xfe52, dead_circumflex), same_screen YES,
XLookupString gives 1 bytes: (5e) "^"
XmbLookupString gives 0 bytes:
XFilterEvent returns: True

KeyRelease event, serial 31, synthetic NO, window 0x1c00001,
root 0x57, subw 0x0, time 3002319, (-3,771), root:(0,799),
state 0x0, keycode 116 (keysym 0xfe52, dead_circumflex), same_screen YES,
XLookupString gives 1 bytes: (5e) "^"
XFilterEvent returns: False

———————

Lasciate da parte tutte le altre informazioni e ponete la vostra attenzione sul numero dopo keycode che nel nostro caso è 116 (se fosse un altro tasto sarebbe un altro numero, naturalmente). Attenzione che il numero non è sempre lo stesso, anche sullo stesso computer e su due versioni della vostra distribuzione. Controllate sempre con xev.

Ora conoscete il numero di codice del tasto "Windows".

Scrivete keycode 116 = dead_circumflex in fondo alla lista dei tre (o più) keycode del file .Xmodmap, andate a capo e salvate il file.

Oppure se non avete tale file potete crearlo, salvando tale linea all'nterno del file e nominandolo come sopra.

Questa configurazione farà sì che il tasto Windows premuto insieme ad una lettera vi ponga sopra il circonflesso.

Ora che il file è configurato serve che sia lanciato con l'omonimo programma xmodmap (notare l'iniziale minuscola).
Controllate di avere installato tale programma con il comando: which xmodmap (se non l'avete, installatelo). Una volta installato, scrivete

[nomeutente@localhost ~]$ xmodmap ~/.Xmodmap

La tilde equivale a /home/vostronomeutente, e si scrive con AltGr+ì (potete anche scegliere di scrivere il percorso completo).

Ora se provate a scrivere una lettera circonflessa: "Windows"+c vedrete il risultato. Se tenete premuto anche il tasto maiuscolo la ĉ sarà Ĉ.

Se provate ora a scrivere la ŭŬ, vi uscirà ûÛ. Eh sì, la configurazione che avete dato al tasto "Windows" è quella di creare gli accenti circonflessi, non gli accenti latini delle vocali brevi. E allora, vi chiederete, mi devo tenere la lettera u con il circonflesso? No, un altro piccolo sforzo e l'opera sarà completata. Dobbiamo ingannare il programma che amministra i tasti e per farlo dobbiamo modificare il file che dice ai tasti il comportamento da avere (mi perdonino i puristi). Il file da modificare è Compose (iniziale maiuscola). Cercatelo con il comando find o locate. Ce ne sono diversi, quello che interessa a noi è nella directory en_US.UTF-8/. Nella mia distribuzione il percorso completo è
/usr/share/X11/locale/en_US.UTF-8/Compose

Ora, attenzione, perché per modificare questo file dovete essere root.

Aprite il file Compose con un editor di testo (in modalità root) e se sapete come fare, visualizzate il numero delle righe (non è necessario ma è più comodo per trovare le sostituzioni da fare). Infatti, in pratica dobbiamo scambiare la û con la ŭ e la Û con la Ŭ.

La u con l'accento esperanto si chiama <dead breve u> (dalla u breve latina) mentre la circonflessa <dead circumflex u>.

Dovreste trovare queste righe:

<dead_breve> <u> : "ŭ" ubreve
<dead_breve> <U> : "Ŭ" Ubreve
(nel mio Compose sono la riga 317 e 318)
<dead_circumflex> <u> : "û" ucircumflex
<dead_circumflex> <U> : "Û" Ucircumflex
(queste altre sono le righe 472 e 473)

[nella Debian, ad esempio non sono alle stesse linee, e le lettere hanno una definizione leggermente diversa:

<dead_breve> <u> : "ŭ" U016D # LATIN SMALL LETTER U WITH BREVE
<dead_breve><U> : "Ŭ" U016C # LATIN CAPITAL LETTER U WITH BREVE
<dead_circumflex> <u> : "ŭ" U016D # LATIN SMALL LETTER U WITH BREVE
<dead_circumflex> <U> : "Ŭ" U016C # LATIN CAPITAL LETTER U WITH BREVE ]

 

Ora con taglia e incolla dovreste scambiare quello che sta dopo i due punti (:) in modo che dopo lo scambio risulti:

<dead_breve> <u> : "û" ucircumflex
<dead_breve> <U> : "Û" Ucircumflex

<dead_circumflex> <u> : "ŭ" ubreve
<dead_circumflex> <U> : "Ŭ" Ubreve

(Alternativa: potete sostituire solo le u con il circonflesso, lasciando al loro posto quelle con la breve, se pensate che non vi debbano servire in un futuro)

Salvate il file e chiudete.

Ora quando premete il tasto "Windows"+u avrete la nostra ŭ.

Quindi ogni volta che aprite il computer dovreste lanciare il programma xmodmap per configurare secondo il file .Xmodmap. Per automatizzare tutto ed avere le lettere esperanto ogni volta che aprite, senza fare nulla, dovete modificare l'ultimo file: .bashrc (file nascosto) che si trova nella vostra directory home.

Lo aprite (da utente normale) e prima di "fi" (chiude la sequenza dei comandi) aggiungete una riga con scritto xmodmap ~/.Xmodmap. Salvate e chiudete. Ora è veramente tutto. In qualunque programma potrete scrivere le lettere premendo il tasto "Windows"+c,g,u, ecc.

Attenzione che tale sistema non sempre funziona: ad esempio in rete su firefox o su google non si scrivono.

Per un maggior approfondimento sull'esperanto con LInux, si veda anche la pagina di Bertilo (in esperanto).

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Lega ladrona?

Si discute in questi giorni sull’accorpamento dei referendum alle elezioni amministrative per così poter riparmiare centinaia di milioni di euro spesi per un giorno ulteriore di votazione. La Lega, sempre attenta agli sprechi di Roma ladrona, e che sta premendo per l’approvazione del federalismo fiscale, così che le regioni possano risparmiare di più e utilizzare le risorse per servizi ai cittadini, non ne vuole sapere. Perché? Perché non vuole che venga modificata la legge elettorale cosiddetta “porcellum” ideata da Calderoli. Tutto il governo parla di risparmi e tagli, vista anche la situazione critica attuale e, a quanto pare, si può permettere di gettare alle ortiche più di 400 milioni di euro. Il ministro dell’interno, nel giustificare la non volontà di accorpare il referendum, dice così, sempolicmente: “non si tratta di 400 milioni, si tratta di soli 200 milioni di euro”. A quanto pare in tasca sua duecento milioni sono bruscolini, chissà se la pensano così le migliaia di operai che dovranno andare inc assa d’integrazione? Oltre al fatto, che si tratterebbe di 200 milioni per le spese amministrative, ma poi ci si aggiungerebbero i costi per tutti gli elettori.

Un’altra giustificazione che tira in ballo il ministro è che così si agevolerebbero i promotori del referendum, che così raggiungerebbe il quorum e vedrebbe valido il referendum.

Alcune osservazioni:

1) La scheda per il referendum si può legittimamente rifiutare al momento del voto: uno vota per le amministrative e si rifiuta di ritirare la scheda del referendum, venendo così calcolato come non votante. Forse un’opzione del genere è troppo complicata per le menti semplici dei frequentatori delle osterie padane?

2) Raggiungere il quorum non significherebbe vincere il referendum, ma soltanto fare la conta di quanti sono a favore e quanti contro e quindi se la Lega pensa di avere tutte le ragioni perché ha paura che il popolo dica la sua in modo così democratico? Contano solo i pareri dei frequentatori delle osterie, quando si riempie la bocca di democrazia?

3) Ma AN dov’è? Non faceva parte di quelli che hanno contribuito a raccogliere le firme? Possibile che si possa cambiare idea così repentinamente? Forse sì, visto anche con quale velocità hanno cambiato idea sul partito unico, dall’annuncio del predellino alle elezioni anticipate. Oppure sono le prove generali del p…ensiero unico, in vista del partito unico.

I principi, effettivamente, in corso d’opera cessano di essere principi…

E così continueremo ad avere dei parlamentari nominati dall’alto senza la possibilità di scegliere o di bocciare chi non ci è piaciuto.

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Xenofobia galoppante

I dubbi che avevo sulla xenofobia o meno dei provvedimenti sull’immigrazione, sembra che possano essere fugati dal DDL "Disposizioni in materia di sicurezza pubblica" che è in approvazione in Parlamento. Ora ne sono certo. Quando la maggioranza è andata sotto in Senato su tre emendamenti, si è parlato per lo più di due, senza dare troppa importanza al terzo. I primi due erano, uno sulla permanenza nei CPT, che veniva alzata a 18 mesi, e l’altro sulla disponibilità di una somma abbastanza elevata per intraprendere l’attività di lavoro autonomo. Sicuramente discutibili, ma quello che a me ha sorpreso di più è stata l’indifferenza al terzo punto che fortunatamente non è stato approvato (la sorpresa qui dovrebbe essere stata la piccola differenza di voti, invece che un’alzata di scudi da parte dei partiti della maggioranza con un po’ di responsabilità). Volevano permettere il ricongiungimento familiare solo a partire dal 5° anno di permanenza. In pratica, uno straniero viene a lavorare in Italia e può portare la famiglia solo dopo 5 anni. Ditemi se questa non è pura xenofobia. Non ci è bastato quanto hanno sofferto i nostri emigranti con figli rinchiusi nascosti in casa per anni (è appena uscito uno studio svizzero sui figli degli emigranti italiani che fino agli anni 90 non avevano il diritto di portarei familiari e che pertanto spesso hanno fatto entrare clandestinamente i figli per tenerli chiusi in casa per mesi).

Che la normativa possa essere migliorata e possano essere messi dei paletti un po’ più stretti per far sì che chi fa venire i propri familiare abbia sicuramente le risorse economiche per mantenerli, non ci sono dubbi, ma un modifica del genere volta a limitare il ricongiungimento a tutti senza distinzioni è vergognosa. Li si tratta come macchine per lavorare, come braccia svincolate dai rapporti sociali. Sembra veramente che tali decreti vengano effettivamente scritti in osterie dopo aver ascoltato il parere dei clienti abbevazzati che vorrebbero buttarli tutti a mare, salvo poi sfruttarli per le proprie attività.

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Populismo di bassa… Lega

Durante le ultime elezioni un partito politico appena nato (da una scissione da AN), La Destra, ha fatto una campagna elettorale fondata sulle promesse di dare la precedenza agli italiani nell’assegnazone delle case popolari o di posti negli asili nido. Questo anche per cercare di sopravanzare le promesse della Lega e di cercare così di prenderle i voti. Tali argomenti sono però fondamentali nelle città dove la Lega governa e dove cercano di metterli in atto, spesso senza riuscirci (come è accaduto per la città di Brescia dove volevano riservare delle agevolazioni per i neonati solo agli italiani).

Se non ci si riflette sufficientemente si è portati a condividere tali promesse, anche se si è di tendenza politicamente opposta, ma solo un po’ di ragionamento basta per mostrare come tale politica sia ingiusta, demagogica e populista.

Riflettiamoci un po’ su.

Sei un operaio italiano, e vieni chiamato in Belgio per lavorare nelle miniere (dove i belgi non vogliono lavorare). Ti fanno una richiesta di assunzione e parti. Arrivato in Belgio cominci a lavorare e a pagare le tasse sullo stipendio che prendi come i tuoi colleghi belgi. A questo punto però ti dicono: tu non puoi ricevere una casa popolare perché non sei belga.
Ma tu non paghi le stesse tasse del tuo collega che vanno nelle casse dello Stato per dare dei servizi?
Sei solo, all’estero, e decidi di portare la tua famiglia per vivere insieme. Penso sia un diritto fondamentale, non so se sarete d’accordo. Dopo aver dimostrato di avere tutte le carte in regola per mantenerla la fai venire. Quando i tuoi figli sono qua, tu vorresti mandarli all’asilo, magari anche per poter far lavorare tua moglie e dare un futuro migliore ai tuoi figli.
Ma ti dicono: tu sei italiano e solo i belgi possono andare all’asilo nido. Ma come? Non paghi pure tu le stesse tasse?
In Italia spesso gli stranieri sopravanzano gli italiani nelle graduatorie delle case o degli asili, in quanto guadagnano (o dichiarano) meno degli italiani. Allora per ovviare a queste "ingiustizie" cosa pensano alcuni politici? Togliamo dei diritti agli stranieri! In fondo è la soluzione più facile e quella più visibile, e fondamentalmente la più demagogica: gli italiani DOC esultano: qualcuno ci difende ancora (E’ come gridare alla pena di morte non appena succede un delitto efferato).
Non è che questi politici pensano, ma come mai ci sono questi problemi? Non sarà perché non ci sono abbastanza asili nido, oppure abbastanza case popolari? Se ce ne fossero abbastanza queste tensioni pensi che continuerebbero ad esserci?
Inoltre non ci si chiede perché dichiarano salari più bassi? Se guadagnassero tutti secondo contratto, come gl’italiani, quest’ultimi non sarebbero competitivi come gli stranieri nelle graduatorie? Ma non è che agli imprenditori italiani (certo non tutti) fa più comodo pagarli in nero una parte dello stipendio per pagare meno tasse? Certo a quel punto fa comodo anche allo straniero, ma se il datore di lavoro decide di fare tutto alla luce del sole, lo straniero non può esimersi dal pagare tutte le tasse.

E allora se devo scandalizzarmi per dei diritti che derivano da valori quali la solidarietà e la tolleranza, preferisco indignarmi per gli sprechi veri derivanti da opere incompiute o da opere che, fatte all’estero, costano un decimo di quelle fatte in Italia, da appalti che lievitano anche per il pagamento di mazzette, dai costi del “palazzo” che ogni volta, promettono di diminuire e invece aumentano sempre, della poca memoria che si ha quando si dice che la maggior parte degli inquisiti per tangentopoli sono stati assolti, da condannati che vengono candidati, da una tassa che pago sulla bolletta elettrica per lo sviluppo della ricerca sulle fonti energetiche rinnovabili che vanno anche ai petrolieri, dal fatto che si considera risolto il problema dei rifiuti solo con la costruzione di inceneritori -senza pensare che si deve cambiare mentalità e risolvere il problema a monte, non producendo rifiuti inutili e consumare meno e mi fermo qui.

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La questione… “immigrazionale”

Per poter comprendere appieno la situazione che si è venuta a creare nella questione dell’immigrazione, è necessario spiegare bene la cronistoria di questo fenomeno dalla fine degli anni 90 ad oggi. In questo caso sarà più comprensibile come le scelte attuali del governo, proposte dalla Lega Nord ed accettate (forse controvoglia) dagli altri partiti della coalizione, siano da considerare se non xenofobe altamente lesive della loro condizione. E vorrei sottolineare che parleremo degli stranieri regolarmente soggiornanti, quindi con un lavoro e un permesso di soggiorno.

Stanno facendo una politica volta ad ostacolare la vita degli immigrati, quasi a cercare di cacciarli con le “dovute maniere”, visto che non sarebbe possibile espellerli.

Tutta la questione nasce da un’ipocrisia fondamentale. Il fenomeno dell’immigrazione è cresciuto negli ultimi anni esponenzialmente, anche grazie alle regolarizzazioni del 1998 e 2002 (quest’ultima la maggiore di sempre). A fronte di quest’aumento di presenze straniere non è corrisposto un aumento di presenze negli Uffici Immigrazione delle Questure, e i dipendenti si sono trovati ad affrontare la situazione con lo stesso personale o con qualche elemento in più. Oltre a tale aumento, dovuto alle regolarizzazioni e ai flussi annuali, la legge Turco-Napolitano è stata modificata dalla Bossi-Fini in senso più restrittivo abbreviando la durata del permesso di soggiorno da un massimo di 4 anni ad un massimo di 2 anni (per gli stranieri con un contratto di lavoro a tempo indeterminato) e di 1 anno per quelli con contratto a tempo determinato. Evidentemente tale modifica ha comportato un maggior carico di lavoro (gli stranieri che prima rinnovavano ogni quattro anni ora rinnovano ogni due, quando va bene, ma sappiamo bene tutti che attualmente neanche per un italiano è facile avere un lavoro a tempo indeterminato, figuriamoci per uno straniero) e i permessi che in passato venivano rilasciati nello spazio di 20-30 giorni, con queste modifiche, ora vengono rilasciati, nelle grandi questure, in cinque o sei mesi. Tale aumento di mole di lavoro ha fatto sì che gli stranieri si riversassero in massa presso gli Uffici Immigrazione, i quali a loro volta hanno dovuto contingentare il numero degli stranieri ricevuti ogni giorno, provocando così le famose file fuori degli uffici immigrazione già dalle 2-3 del mattino. Ad un certo punto questa situazione è esplosa e il governo di allora, di centrodestra, forse per aiutare anche le Poste SpA, presiedute da un loro “uomo”, ha ideato un sistema per ricevere le domande e smistarle alle varie questure, alla modica spesa di 30 €, attraverso gli uffici postali. Così sono sparite le vergognose file notturne, le azioni Poste Spa sono aumentate e sono nati altri tipi di problemi.

Infatti nello stesso periodo, dopo anni di solleciti, l’Italia si è dovuta uniformare all’Unione Europea e passare dai permessi di soggiorno cartacei a quelli formato bancomat. Tale cambiamento ha modificato le modalità di rilascio e di stampa, che è passata al Poligrafico dello Stato. Con questi cambiamenti, comprensibilmente, i tempi di rilascio sono lievitati ancora e, come se non bastasse, l’introduzione di nuovi software per organizzare tutto il lavoro e il loro malfunzionamento (anche a causa del naturale rodaggio) hanno ulteriormente aggravato la situazione: si è arrivati, nel peggiore dei casi (questure più grandi) a dare appuntamenti a uno-due anni di distanza.

Tutto questo disagio a fronte di una legge che dispone il rilascio del titolo di soggiorno in 20 giorni e a fronte di una spesa, prevista per il rilascio di ogni permesso, di 72 € (30 € per l’assicurata postale, 14,64 € la marca da bollo, 27,50 € il prezzo della stampa del permesso).

Come se ciò non bastasse, grazie all’infinita bontà del governo, con l’ultimo decreto, in approvazione in questi giorni, definito “sulla sicurezza” (ma cosa c’entra la sicurezza con gli stranieri regolari?), è stato previsto un ulteriore balzello, eufemisticamente chiamato “contributo”. Tale contributo sarà molto probabilmente di 80 € per ogni permesso rilasciato (avrebbe potuto arrivare a 200 €!) e tale somma contribuirà alla spesa per il rimpatrio degli irregolari: in pratica gli onesti e regolari verranno tassati a causa degli irregolari… Sic!

E così una famiglia, ad esempio di un bracciante agricolo (in genere a chi lavora in agricoltura, nel 99% dei casi, viene fatto un contratto a tempo determinato) con moglie e due figli superiori a 14 anni, ogni anno dovrà pagare 608 € (Seicentootto!) per rispettare un obbligo dettato dalla legge. Ma questa è una politica dura contro i clandestini o è fatta anche per rendere la vita difficile ai lavoratori stranieri? Questa specie di balzello non è del tutto assente in Europa, ma dove è presente (in pochi stati), almeno dà in cambio un servizio veloce, con un rilascio del permesso in termini “umani” e non come in Italia dove in alcuni casi si è arrivati ad attese fino a due anni. Ciò significa anche, per inciso, che nel periodo dell’attesa lo straniero non potrà recarsi all’estero (nei Paesi Schengen), magari per far visita a suoi parenti, e neanche nel suo Paese d’origine, se non con viaggio diretto, a meno che non richieda un permesso di soggiorno provvisorio che andrà a gravare, di conseguenza, ancor di più sul ritardo dei permessi normali.

Giudicate voi se queste sono condizioni da paese civile appartenente ai 7 paesi più industriali del mondo.

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