Il Trota a spasso nella Città Vecchia

Vecchio professore cosa vai cercando in quel portone

forse quella che sola ti può dare una lezione

quella che di giorno chiami con disprezzo pubblica moglie.

Quella che di notte stabilisce il prezzo alle tue voglie.

Questi versi della Città Vecchia di Fabrizio de André mi sono venuti in mente quando è scoppiato il caso della laurea del Trota presa in Albania. Di giorno a dire peste e corna degli albanesi (adesso magari sono passati un po’ di moda, sorpassati da altri extracomunitari) di notte a comprarne i servigi: una laurea in un anno, lui che gli ci sono voluti 7 per prendere la maturità in Italia, in un’università in cui i corsi sono solo nella lingua locale.

Ai livelli di quella razza di onorevoli tutti casa e chiesa che di giorno si sperticano in lodi alla famiglia e di notte si fanno venire gli infarti con le squillo.

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Corano e fiamme

Ormai sono passate svariate settimane, ma le riflessioni non sono mai in ritardo. Tutti ricorderete che in occasione dell’anniversario dell’attentato alle torri gemelle, un pastore protestante evangelico, come protesta contro i musulmani, aveva organizzato la distruzione con le fiamme di copie del Corano, poi rientrata anche grazie all’intervento del presidente Obama.

A parte il poco rispetto verso una religione “cugina”, la paura che aveva preso gli Stati Uniti, tanto da far intervenire il presidente Obama per cercare di dissuadre il pastore dal gesto, era stata quella di rivolte e atti insani verso le truppe americane all’estero o anche in patria. Praticamente quello che era successo contro la Danimarca, quando erano state pubblicate le famose vignette rappresentanti il profeta Maometto, moltiplicato all’ennesima potenza, visto l’“amore” che c’è per gli Stati Uniti nel mondo islamico. Per non parlare dell’eventualità di attentati in patria… Poi si è visto che tali timori erano abbastanza fondati, dato che, nonostante tale gesto non sia avvenuto, la protesta ha portato via la vita a diverse persone di fede cristiana in paesi a maggioranza musulmana.

Ormai ci stiamo assuefacendo a comportamenti simili e per paura di scatenarli spesso sacrifichiamo la libertà di parola, una delle libertà fondamentali degli stati moderni, e evitiamo di riflettere su qualcosa che è estremamente assurdo. Si pensa che i musulmani sono fatti così e si rinuncia spesso ad esprimere idee che siano contrarie a tale religione o che possano offendere la suscettibilità dei loro credenti.

E non si pensi che si tratta solo di rispetto. Oltre ad una dose di paura, questa “specie” di rispetto è un retaggio che ci viene anche dalla “nostra” religione. Infatti il comandamento “Non nominare il nome di Dio invano” veniva punito, come da insegnamento biblico, con la condanna a morte. (A proposito chissà che condanna avrebbe preso il nostro beneamato Presidente del Consiglio per averlo nominato così inutilmente nella famosa barzelletta raccontata in pubblico?)

Ma se questa legge era comprensibile diverso tempo fa quando la religione era una, o giù di lì, e bastava non nominare l’unico dio riconosciuto per non fare una brutta fine, immaginate, ora, se nascessero delle nuove religioni in cui il loro dio si sia incarnato in un cane, in un serpente, in una serie di altri animali o oggetti, e che sia proibito nominare, tali animali o oggetti. Cosa dovremmo fare? Per rispetto dovremmo tacere per non urtare la loro suscettibilità (specie se tali seguaci fossero agguerriti come i fondamentalisti islamici e fossero pronti a far fuori i “peccatori”)?

Allora la soluzione quale dovrebbe essere? Chi lo sa? Sicuramente nel nostro Paese noi abbiamo una legge che dà la libertà di parola ed a tale legge ci dobbiamo attenere e farla rispettare. Al massimo il nostro Stato può fare pressioni sugli Stati in cui avvengono tali crimini, cercando di farli intervenire più fruttuosamente per evitare azioni violente contro seguaci di altre religioni.

Che poi il bello è che chi voleva bruciare il Corano era un pastore cristiano ed hanno avuto vita facile i criminali nel riconoscere chi era di fede cristiana e ucciderlo. Se fosse stato per assurdo un ateo, avrei voluto vedere come li avrebbero cercati per vendicarsi…

Alla fine di tutto questo c’è una morale.

Si antemette l’amore per dio all’amore per gli uomini e così si uccidono in nome di dio esseri umani.

Si antepone alla vita umana il rispetto di un’entità, a cui, seppure esistesse, un gesto simile (bruciare un suo libro sacro), non potrebbe arrecare alcun danno e contro cui si potrebbe difendere come vorrebbe senza l’aiuto di interposte persone.

In fondo non si fa che avvalorare la tesi che le religioni sono le principali nemiche dell’uomo.

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Il pesce puzza dalla… tetta

Una decina di giorni fa è stata approvata la legge che impedisce alle minorenni di rifarsi il seno.

Sembra che fosse un fenomeno in aumento e che tale operazione fosse avallata dai genitori, visto che senza il loro permesso non l'avrebbero potuta fare.

Il principio non sarebbe sbagliato. Sei minorenne e forse dovresti aspettare di avere diciott'anni per decidere qualcosa che ti dovrebbe cambiare la vita. Ma il fatto grave è che se era possibile che queste minorenni si facessero queste operazioni era solo perché i genitori lo permettevano e questa legge praticamente non fa che togliere la patria potestà ai genitori (o forse aiutarli a dire no, visto che sicuramente ce ne saranno stati deboli o con sensi di colpa per altre cause, che pur non condividendo le avranno lasciate fare per quieto vivere). Ora questo problema è “risolto”, così queste ragazze saranno costrette ad aspettare qualche mese, probabilmente, e, diventate diciottenni, un giorno, faranno quello che uno-due mesi prima non era loro permesso.

Il governo delle “libertà” così è contento: con un divieto di quelli a cui è abituato (ricordate il testamento biologico e l'impossibilità di scegliere di che morte morire, oppure la loro posizione sulla fecondazione eterologa, oppure sul divieto di scegliere se far nascere un figlio sano o no, battaglie alle quali è aduso, ecc. ecc.?); insomma con un divieto che farà contenti tutti i suoi elettori moralisti, spalma una mano di vernice sul vero problema, e grida vittoria per aver tutelato per qualche mese ancora queste ragazzine. Come al solito con i suoi provvedimenti scalfisce il problema facendo demogagia, come cercano di fare alcuni suoi membri, con il fenomeno dell'immigrazione: case popolari agli italiani, asili nido agli italiani, precedenza agli italiani, e non affronta questi problemi più alla radice.

Perché queste ragazze sentono il bisogno di rifarsi il seno? Non si sentono abbastanza belle, evidentemente. E automaticamente una o due misure in più di reggiseno risolverebbe questa sensazione di inadeguatezza. E così possono sperare di assomigliare al canone delle maggiorate che ci rifila la TV nostrana con il suo seguito di pubblicità, in cui anche un bullone viene sponsorizzato da una bella tettona con scollatura vertiginosa (quando va bene).

Ma questa sensazione di inadeguatezza chi mai potrebbe averla fatta nascere o alimentata? Non è che per caso questi gentiluomini o gentildonne del Popolo della Libertà se lo sono chiesto? A loro basta vietare agli altri, che poi loro sanno come comportarsi, magari in facciata.

Ma chi sarà che negli ultimi anni ha fatto nascere l'idea che solo le belle gnocche possono far carriera, indipendentemnte dall’essere più o meno in gamba? Chi non perde occasione per ridicolizzare chi, secondo il suo canone di bellezza, non è perfetto? Chi dà l'esempio che l'aspetto è la cosa più importante, con vari interventi di chirurgia estetica, per non invecchiare, o trapianti di capelli, quasi la calvizie sia da aborrire? E meno male che ancora non sono riusciti ad inventare qualcosa per aumentare la statura…

E allora se il pesce puzza dalla testa, non si può impedire al resto del pesce di marcire con uno dei soliti divieti, o meglio, forse non basta.
 

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Quando è troppo è troppo…

Nei computer si parla di memoria volatile quando si vuol indicare la memoria che allo spegnimento del PC si cancella.

Il cervello del nostro beneamato premier Berlusconi deve funzionare in maniera analoga. Quando va a dormire, si cancella la memoria di tutto quello che dice.

Forse il presidente del consiglio pensa che anche la nostra memoria si sia fatta lessare dai grandiosi programmi delle sue TV…

Ecco infatti quello che ha dichiarato a Ballarò ieri 1° giugno 2010 in merito a sue eventuali dichiarazioni a sostegno dell’evasione fiscale, riportate dal vicedirettore di Repubblica Massimo Giannini:

“Il giornalista di Repubblica ha mentito spudoratamente dicendo che da parte mia c’è stato mai un sostegno circa l’evasione fiscale (…) è menzogna assoluta proclamare come è stato fatto che io avrei in qualche modo giustificato e sostenuto l’evasione fiscale”.

Guardate qui e poi giudicate voi:

 

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Stato e identità

Fernando Savater è un filosofo spagnolo contemporaneo (è nato nel 1947) e insegna filosofia all’Università Complutense di Madrid.

Tra i suoi libri, Etica per un figlio, I 10 comandamenti del ventunesimo secolo, La vita eterna, e molti altri.

Perché parlo di lui?

Perché sul numero dell’Espresso di fine marzo c’era una sua intervista che mi è particolarmente piaciuta, in special modo, dove parlava di identità nazionale.
Non so se avete presente. Quella di cui si riempie la bocca la Lega Nord, la difesa del cristianesimo, del crocifisso attaccato sui muri, ecc. salvo poi discriminare i propri residenti che pagano le tasse, in italiani e stranieri, e a volte addirittura gli italiani stessi in chi ha più o meno anni di residenza in una città.

Questi leghisti, sindaci, mi fanno veramente paura, ma quello che mi fa più paura è che riescono a cavalcare lo scontento dei cittadini italiani facendolo ricadere sugli stranieri, come se il fatto che che gli stranieri abbiano maggiori diritti nelle graduatorie per case popolari o asili nido, fosse da far ricadere su questi, e non sul fatto che lo Stato preferisce spendere soldi verso altri lidi anziché nel sociale.

Insomma, ecco un paio di risposte dei Savater sul tema che ho sopra citato.

Ma come fare a conciliare l’identità di un paese con le culture dei nuovi arrivati?

Dovremmo dimenticarci dell’identità nazionale e parlare invece di legge democratica. L’identità dei paesi europei è la legislazione democratica. Dovremmo separare l’essere dallo stare. L’identità rientra nella sfera dell’essere: ognuno di noi si considera cristiano, musulmano, ateo, affezionato all’arte, quello che è. Lo stare ha invece a che fare con il mondo di cui le diverse identità convivono. La vera identità democratica è il rispetto dei diritti che garantiscono il riconoscimento dell’istituzione democratica. Se l’identità del singolo travalica l’identità democratica allora bisogna intervenire. (…) La nostra identità culturale deriva dalla separazione tra Chiesa e Stato, tra delitti e peccati. Le identità che ci sono oggi devono sottomettersi all’identità democratica: l’uguaglianza delle persone e la sperazione tra religione e politica. In Spagna il Partito Popolare vorrebbe che fosse firmata una legge speciale, il contratto d’integrazione, ma perché? Non serve un contratto in più: occorre che tutti rispettino le leggi del Paese.

E con le nostre radici cristiane come la mettiamo?

In Europa ci sono radici cristiane, ebraiche, musulmane. Fanno tutte parte dell’Europa. Non possiamo fare un’ Europa “à la carte” che abbia solo le radici che piacciono a noi. La religione in una democrazia è un diritto di tutti e un dovere di nessuno. Questa è la nostra identità culturale. Se la democrazia non è laica non è una democrazia, si converte in qualcos’altro, in una teocrazia leggera magari, ma di certo non è più democrazia.

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